DIABESITA’: l’autore spiega come dall’obesita’si arriva al DIABETE
in una sola parola due patologie, OBESITA’ e DIABETE, entrambi malattie croniche e che, quasi sempre, vanno a” braccetto”, innescando un circolo vizioso in cui l’insulino-resistenza fa aumentare l’obesità e, quest’ultima l’insulino-resistenza, con un intreccio di quadri clinici, non facilmente districabili fra di loro e di cui troverete chiarimenti nel libro.
Definite come le più classiche delle malattie metaboliche, sono la conseguenza dello sfrenato consumismo e della globalizzazione, dovuta allo spostamento di popolazioni, dai paesi più poveri a quelli del benessere.
Dati OMS (organizzazione mondiale sanità), stimano che il diabete, dal 2,8 % (171 milioni) registrati nel 2000, raggiungerà, nel 2025 il 4,4% (300 milioni) con l’Italia che, al momento,” viaggia” sui 5,5%.
Ma, dal momento che ogni 2 diabetici 1 non è noto, circa il 30 % di questi pazienti non viene trattato per un periodo che va dai 4 ai 10 anni così che, al momento della diagnosi, ormai tardiva, si riscontrano già le prime complicanze di questa malattia.
Per fare un po’ di storia, in ITALIA, è quasi certo che tutto sia iniziato nel decennio post seconda guerra quando, ai momenti duri per la mancanza di cibo, si sostituiva un clima ben diverso, con i soldati USA che
distribuivano cioccolatini e l’abbondanza di cibo nei banchetti e feste ,era la naturale conseguenza della
fine di un incubo.
E così, pian piano, il fisico dell’italiano magro ed asciutto, tipico dei contadini, cedeva il posto alla classica “pancetta” da commendatore e le donne erano sempre più “ giunoniche”.
Tuttavia, il diavolo (ossia il diabete), non è poi così brutto come lo si dipinge e, prima che faccia “capolino”,
emergendo dall’iceberg con tutto il suo carico di malattie, non impiega un mese od un anno, ma, sicuramente, diversi anni, ossia il giusto tempo per anticiparlo.
Quindi, per chi ha una genetica familiare, il peso in eccesso e grasso “viscerale spalmato sull’addome’, per lui, l’unica “ancora” per prevenire il diabete, è di modificare quanto prima stile di vita, aumentare l’attività fisica (20 minuti , a passo svelto al giorno, si possono trovare…), diminuire calorie e grassi animali.
Proseguendo il percorso, l”esplosione” del DM2, si può collocare, con approssimazione ,negli anni 55-60.
Si presentava come una malattia del tutto nuova (il più conosciuto era il diabete DM1 o insulino -dipendente) e perciò, almeno inizialmente, fu probabilmente sottostimato un po’ da tutti (pazienti e medici) che, non credevano, come un semplice rialzo della glicemia che, peraltro, regrediva con la “classica pasticchina”, diventasse, col passare degli anni, una malattia sempre più temuta e con un aumento “esponenziale”, tanto da essere etichettata dall’OMS come “l’epidemia del terzo millennio”. Durante la mia quotidiana visita in clinica, notavo sempre più questo problema, tanto che nel 1975, appena laureato da 2 anni, decisi di approfondire questa materia, tutta da scoprire o quasi. Presi così ” carta e penna “ ed i primi contatti con l’ADA (associazione diabetici americani), come si nota dall’indirizzo della busta, già lisa dal tempo.
Le notizie che arrivavano dagli USA, non erano molto incoraggianti: il DM2 era già conosciuto da tempo ed in continua ascesa, in parallelo con il “boom del progresso economico”, un consumismo sfrenato, una alimentazione sempre più ricca in calorie, grassi , hamburger e tanti “yanches” di 200 chili , già in sella ai motorini.
In italia, seppur già in fase di “decollo” l’era industriale ed il consumismo, l’arrivo del DM2 fu “meno esplosivo”, grazie alle buone abitudini della dieta mediterranea(che ancora resisteva), ad una famiglia con la nonna ai fornelli, e con la bicicletta che ,seppur per pochi anni, era il mezzo più usato per spostarsi.
Al quesito delle cause del DM2, la prima ipotesi fu quella di una ridotta secrezione di insulina e ,la “pasticchina”, non era altro che un farmaco a base di “sulfanilurea” che ne aumentava la produzione. La glicemia si normalizzava, peccato, però, che aumentava anche il grasso viscerale, il tutto a dimostrare che l’insulina era anche troppa e che il problema, come vedrete , era dovuto alla ridotta risposta dei recettori dei tessuti all’insulina stessa.
Tutto questo, (ossia l’insulinoresistenza ), era ancor più accentuato dalla recente scoperta che il TESSUTO
ADIPOSO, da sempre considerato un deposito di energia, era invece un vero e proprio “organo” che ,producendo una serie di sostanze (le adipochine), queste aumentavano l’insulinino-resistenza, creando un vero e proprio circolo vizioso.
Per quanto detto, il risultato era un inaspettato “sconvolgimento” del nostro metabolismo, con l’entrata in “scena” anche della SINDROME METABOLICA (detta anche the deadly quater, ossia il quartetto mortale) che, con al “centro campo” obesità e distribuzione viscerale del grasso , provocava sulle “fasce”, (per usare un termine calcistico), un aumento del colesterolo totale, diminuzione HDL-colesterolo (o buono), aumento trigliceridi, ipertensione, insulinoresistenza e ,”dulcis in fundo”, anche il diabete.
Tuttavia, la S.M., seppure metta a “nudo” tante malattie, con il 30% di peso in meno, può anche regredire ed il paziente tornare in acque più tranquille. Viceversa, se si persiste con troppe calorie e poltrona, si arriva al diabete conclamato che, credetemi, non chiede mai “il permesso” per rendervi la vita sempre più dura e difficile.
Per contrastare le complicanze e stare sereni , date un’occhiata a questi due TRIALS e siate ottimisti:
DCCT (control and complication trials,1993 (riguarda i diabetici DM1)
UKPDS (united kingstom prospective diabetes study,1998(riguarda i diabetici DM2)
Entrambi punto di riferimento, ancor oggi, per chi si occupa di DIABETE, giungono alle stesse conclusioni: il controllo intensivo della glicemia, per una riduzione di circa 1 punto dell’HA1C e con una pressione arteriosa di 130/80 ,diminuisce del 16% l’infarto del miocardio.
Ma le novità, non sono finite. In uno studio successivo, IL DIGAMI, fu affermato che” Diabetes is a Cardiovascolar Disease Diagnosed By Measuring Glycaemia” che, tradotto, vuol dire che” il diabete è una malattia cardiovascolare diagnosticata dalla misurazione della glicemia”.
E così, alle complicanze del Diabete che, negli anni 70, si pensava fossero solo Microangiopatiche ,ossia dovute all’ispessimento dell’endotelio dei piccoli vasi, con riduzione dello scambio nutrizionale e di ossigeno fra sangue e tessuti, come nella retinopatia, neuropatia e nefropatia, si aggiungono anche le complicanze dei grandi vasi (come cervello, aorta, coronarie ed arti inferiori), configurando la cosiddetta Macroangiopatia che, essendo più anticipata ed amplificata dalla Microangiopatia, conduce poi ad una aterosclerosi più precoce e con minor durata di vita.
Nel 1986, nel mio primo libro “A DIETA LIBERA” (OSCAR MONDADORI e 11 ristampe scrivevo che “l’obesità apre la porta al diabete e prepara il letto all’infarto”: era solo una intuizione, basata più sull’esperienza clinica e che confermava molto di quanto sappiamo oggi e cioè che: l’obesità produce adipochine ed insulinoresistenza, la sindrome metabolica è l’ anticamera del diabete tipo 2 e , quest’ultimo, non è solo “glicemia” ma anche “malattie vascolari.”
Ebbene, DIABESITA’ è tutto questo, ossia un libro che mancava in letteratura e nel settore editoriale, dove, in 250 pagine in quadricromia , vuole essere una sintesi di quanto la ricerca di oggi ha messo a fuoco sulle più recenti conoscenze delle più classiche malattie del benessere.
Abbinando rigore e conoscenze scientifiche, ad un linguaggio che ha la pretesa di essere semplice, scorrevole e persino divertente , credo che questo libro sia una utile guida per gli addetti ai lavori e per tutti coloro, diabetici e non, che vogliono approfondire e capire il cosiddetto “metabolismo” che, in ultima analisi, si può considerare come il “motore principale” del nostro organismo.
Certamente, trasferire dalla teoria alla pratica una materia così complessa, come quella del metabolismo, ricco di centinaia di ormoni, enzimi ed isoenzimi che si intrecciano fra di loro e le cui conoscenze sono ancora tutte da scoprire, non è stata cosa facile.
Tuttavia, se sarò riuscito in questo intento, un ringraziamento particolare lo devo anche ai “miei passati docenti” con i quali, sia prima che dopo laurea e specializzazioni, ho sempre avuto una collaborazione che non si è mai interrotta.
Per quanto detto sul tema “DIABESITA’, vi consiglio anche di dare un’occhiata a www.adietalibera.it, dove troverete il mio “ METODO A DIETA LIBERA”, messo a punto in 40 anni, per prevenire e curare l’accumulo di grasso, mantenere un peso stabile e mandare così al “diavolo il diabete e complicanze varie”, il che non mi sembra poca cosa.
Concludo con un ringraziamento alla FAND (associazione nazionale diabetici), che, con migliaia di iscritti, il suo consiglio direttivo si è espresso in maniera positiva sull’utilità e sui contenuti di questo libro che, credetemi, non è stata per me, una semplice passeggiata.
Tuttavia, se sarò riuscito nell’intento di prevenire e curare al meglio la malattia diabetica e sue complicanze, allora vuol dire che il ”il gioco, anche se difficile e complesso, valeva” ben più di una candela”.
Ma, tutto questo, lo lascio al giudizio dei lettori che, a mio parere, sono sempre gli unici “attori” che possono “validare” il contenuto e l’utilità di un’opera scientifica, che ha anche la pretesa di trattare una materia così complessa, come il nostro metabolismo, alla stessa stregua di un romanzo, rendendo il lettore stesso sempre più curioso ed attento su quali saranno gli sviluppi successivi di ciò che sta leggendo.
Francesco Morelli
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Il Dott. Francesco Morelli, per la sua trentennale esperienza ospedaliera, oltre ai programmi dietetici ed in linea con le sue specializzazioni, pratica nei suoi studi consultazioni e visite di ENDOCRINOLOGIA,DIABETOLOGIA E CARDIOLOGIA .
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